4.10.2014 @food


[ CONCHIGLIE&INTEGRALISTS ]

|ingredients
conchiglie integrali
sugo all'acciughe 
vezzena
guanciale
paprika
origano
sale q.b.

5"
portare ad ebollizione l'h20 salare e portare a cottura le conchiglie
per il condimento olio d'oliva paprika origano sugo all'acciuga
accorporare e saltare perfezionare con origano guanciale e vezzena 
servire accompagnato da pinot grigio



 [ lisa simpson's chocolate banana ]

|ingredients
banana
zenzero 
miele di castagno
lirmone
biscotti integrali sbriciolati
yogurt
zucchero di canna
caffè 
caramelle allo zenzero
cioccolato fondente 

3"
porzionare la banana in tre per la lunghezza e a sezioni
spolverare con zenzero
aggiungere miele limone
biscotti integrali sbriciolati yogurt
zucchero di canna caffè
guarnire con
caramelle allo zenzero
cioccolato fondente
servire accompagnato da caffè


[ uncritical mass ]


... viviamo un mondo dove il tutto ed il contrario di tutto è ammissibile... conflitto '15/'18
la storia si ripete dopo un secolo le similitudini sono imbarazzanti, contrattura economica, dissesto finanziario, epidemie, carestie, conflitti, migrazione... in un secolo l'economia delle armi continua a funzionare... ora non parrebbe un conflitto globale perché s'applica in maniera magistrale il condizionamento dei piccoli numeri in un'attualità in cui la comunicazione in tempo reale rende ineludibile l'isolamento seppur l'informazione sia sempre manipolante... i piccoli numeri... è umanamente sopportabile immaginare migliaia di vittime in un conflitto, i grandi numeri da ecatombe getterebbero un tale scandalo da non poter passare inosservate... se sommassimo effettivamente i "caduti" quotidiani delle varie guerre (armate, climatiche, alimentari, economiche, farmaceutiche, lavorative, religiose, sessuali, stupefacenti, psicologiche, culturali, mafiose... ) la prospettiva sarebbe catastrofica... mentre i sottoprodotti son maggiormente ammissibili... 
... forse per questo non reagiamo se non toccati in prima persona... reagiamo od il potenziale umano, il passante creativo che partorirebbe una realtà migliore s'annienta in pura retorica...


Brecht Bertolt

L’uomo che impara

Prima costruii sulla sabbia,
poi costruii sulla roccia.
Quando la roccia crollò
non ho più costruito su nulla.
Poi ancora talvolta costruivo
su sabbia e roccia, come capitava, ma
avevo imparato.
Coloro ai quali affidavo la lettera
la buttavano via.
Ma chi non curavo
me la riportava.
Allora ho imparato.
Le mie disposizioni non furono rispettate.
Quando giunsi, m’avvidi
che erano sbagliate.
Era stato fatto
quel che era giusto.
Così ho imparato.
Le cicatrici dolgono
nel tempo di gelo.
Ma spesso dico: solo la fossa
non m’insegnerà più nulla.

Brecht Bertolt




…dove si spengon le cicale…


…beep,bbeeeeeppp,bbeeeeeeeeeeeeeeppbeeepbeepbbepppppppppp…

e finché non salivamo non smetteva, aggrappato al volante come ad un’ancora da salpare e poi timonare verso l’estate… noi in quell’odore tardo industriale appiccicati tra i bagagli che avevam trascinato dalle scalette al cortile… mia madre al fotofinish nella tensione sotterranea di quel clacson implacabile e di un assetto familiare precario…

… saluti alla casa, mandate semplici non ancora blindate e in un’accoglienza paonazza d’improperi il padre clicca l’accensione già quasi troppo prepotente e parte l’audi 50 imballata di una vacanza in trasferta… i primi kilometri eran surreali, percorrendo quelle statali periferiche abbrustolite tra fabbriche e fabbrichette… una incucchiaiata verso l’autostrada e quella tentacolare provincia ad inbudellarsi in tangenziale… in perfetto stile villeneuve tendevamo istintivamente ogni muscolo e fibra per mantenere l’assetto parabolico del mezzo spinto oltre il limite per non perder di potenza inerziale… a volte pareva che mio padre sfiorasse l’omicidio armato di un volante… e c’era l’orario del traghetto da rispettare, chiaro spostare tir e seguire in scia per sfruttare ogni millimetro nei sorpassi… la tangenziale a noi bambini pareva tipo minimonza ed ancora oggi l’affronto con quello spirito, la differenza è che ci son limiti di velocità… un’epoca senza limiti o dove i limiti venivano messi in discussione a ciclostili e terrore… ma a noi bambini pareva di volare verso quel mare in fuga come chi evada da una lunga prigionia od un brutto sogno….

…per un piccola tazza di the, per una piccola tazzaaaaaaaaaa di tèèèèèèèèèèèè…. all’improvviso scattava il relè vacanza ed il genitore attaccava a cantare con tale impeto che ci prendeva quasi un colpo e dallo specchietto ci curavamo che fosse tutto ok… lo specchietto ci rendeva un faccione in opera mimica lirico burlesca rosso ed imperlato un po’ cowboy nel fazzoletto legato al collo per il sudore… sembrava esplodesse ma la potenza e la vitalità di quel canto siglavano ufficialmente l’inizio della villeggiatura… ci guardavamo tutti e iniziavano i sorrisi…

…dopo la barriera tutto scorre…
“perline” , ed. H2O, 2013

Jerzy Grotowski vs Stanislavskij


Jerzy Grotowski – risposta a Stanislavskij

1. … o sei creativo, oppure no. Se lo sei, in qualche modo lo superi, se non lo sei, sei fedele ma sterile… . Non si può rispondere al posto di qualcuno…

2. …

3. … si può fuggire nel dilettantismo chiamandolo ‘libertà’. Si può fuggire anche nel professionismo, nella tecnica… . I veri allievi non sono mai allievi… data una risposta propria alle domande che poneva la vocazione… evitando nel contempo gli stereotipi…

4. … – secondo le regole della psicanalisi – dal periodo dell’imitazione al periodo della rivolta, …l’esperienza della vita è la domanda, mentre la creazione in verità è la risposta semplicemente… . Agisce più l’automatismo culturale che il bisogno… bisogna allontanarsi per poi tornare… bisogna oltrepassare e il dilettantismo e la tecnica. Dilettantismo vuol dire mancanza di rigore. Il rigore è lo sforzo per sfuggire all’illusione… . Dovremmo prendere dalla tecnica solo ciò che sblocca i processi umani.

5. … autoriforma permanente… trovare delle vie concrete verso ciò che è segreto, misterioso.

6. … metodo delle azioni fisiche… i sentimenti non dipendono dalla nostra volontà… “memoria emotiva”… ciò che si fa dipende dalla volontà… le azioni fisiche erano elementi del comportamento… legate al fatto di reagire agli altri…

7. … bisogna essere preparati al lavoro… . Fariseismo… spesso ci sembra di fare qualcosa, mentre in realtà stiamo facendo qualcos’altro…

8. … in che modo rendere libera la propria esistenza che si rivolge verso qualcun altro… . Duro… nel senso del coraggio o della determinazione… . Il debutto sarà quando sarà. In fondo non ci sarà mai… . Per sentire la terra su cui si trovano forse cose non troppo sublimi, ma basilari… al punto di abbandonare i surrogati e i paraventi che la nostra autoindulgenza induce in noi…

9. … spontaneità e precisione… sono i poli della natura umana… quando s’intersecano siamo completi… la precisione è il sesso… la spontaneità è il cuore… . Negli istanti di pienezza ciò che in noi è animale, non è unicamente animale, ma è tutta la natura…

10. … cercavamo ciò che è sincerità e scoperta e non esige l’uso di parole… questo è possibile solo in presenza dell’altro… . La quotidianità c’insegna a nasconderci, a fare i furbi e a mentire…

11. … bisogna definire “da qui a li”, le sponde che creano quel “tra”. E questa è la partitura… . Ogni azione fisica è preceduta da un movimento sottocutaneo che fluisce dall’interno del corpo, sconosciuto ma tangibile. L’impulso non esiste senza il partner. Non nel senso del partner nella recitazione, ma nel senso di un’altra esistenza umana… . Nell’azione rispondo all’ “immagine” che proietto, e al partner… . Il fatto è letterale. Da una parte dunque: qui ed ora, dall’altra: la materia può essere tratta da altri giorni e luoghi, passati e possibili.
 
12. …

13. … accade che la lingua parlata sia solo un pretesto…

14. … esiste un rapporto diretto fra l’inquietudine, l’incompletezza e la paura. Poichè è possibile rispondere ai pericoli solo facendo appello alle fonti, ma le fonti della vita cominciano a funzionare veramente dopo aver eliminato i rattoppi, la menzogna e la tepidità.

15. …, “scopri il tuo uomo”…

16. …

17. … esiste un tradimento “grande”: nell’azione, non con le parole. Quando emerge dalla fedeltà alla propria via…

[ pt&bach | rimedi ]


 “…non vi è vera guarigione senza la pace dell’anima e la gioia interiore…”

Edward Bach interpreta la malattia come squilibro nel campo energetico dell’individuo, ovvero “L’uomo è complesso e vive su diversi piani: fisico, mentale, psichico, spirituale… armonizzare ed integrare le diverse parti di noi attraverso un processo di autorealizzazione…”; a questo proposito individua nei rimedi floreali da lui sviluppati validi supporti per intraprendere un percorso autonomo di consapevolezza e guarigione e riaccordare gli stati alterati definiti come “sintomatologia dell’animo”
Il primo metodo di preparazione dei rimedi floreali è detto ‘del sole'; Bach intuì che la rugiada contenuta nei fiori trasmetteva le stesse proprietà vibrazionali del fiore medesimo e racchiudeva l’aiuto dei quattro elementi
· TERRA e ARIA per portare la pianta a maturazione
· SOLE per liberare le virtù guaritrici dall’involucro vegetale
· ACQUA per trattenere le vibrazioni e trasmetterle al paziente
Le essenze sono preparate mediante un’infusione a pieno sole in acqua pura di fiori selvatici e agiscono attraverso il messaggio vitale estratto dalle piante e contenuto nella loro base acquosa; lavorano sui campi bioenergetici ed influenzano il nostro benessere mentale, emozionale, e fisico.
Attualmente molti e svariati sistemi floreali son stati sviluppati inspirandosi alla metodologia pionieristica di Bach, che nel contesto culturale degli inizi (dal 1930) riscosse poco sostegno e comprensione in conseguenza dell’approccio terapeutico innovativo. La psicoterapia era stata introdotta da poco e quindi non praticata in modo esteso e la moderna ricerca medica non spiegava il ruolo di fattori psicosomatici come lo stress nella malattia fisica. Inoltre, la comprensione dell’anima umana, quale entità a sé stante separata da corpo e spirito, benché intimamente connessa con entrambi, non era ancora completamente riconosciuta; la parola ‘Anima’ era un concetto teologico oscuro e gli insegnamenti esoterici per lo sviluppo animico erano custoditi da piccoli gruppi chiusi.
Tra gli attuali sviluppi maggiormente in linea con l’esigenze della nostra epoca individuiamo l’approccio transpersonale di Ricardo Orozco, ovvero la traduzione della descrizione mentale/emozionale/comportamentale del fiore sul piano fisico e funzionale; in altri termini l’azione dell’essenza floreale dedicata al disagio d’origine ‘psicosomatica’ e rivolta direttamente alla conseguente manifestazione organica (www.ricardoorozco.com)
… e l’autocura e la consapevolezza siano un passo fondamentale nel progetto evolutivo individuale… per ogni altro approfondimento rimandiamo all’essenziale, efficace ed illuminante bibliografia di Bach (www.bachcentre.com)


“E che i nostri cuori possano essere sempre colmi
di gioia e gratitudine ché il Grande Creatore di
tutte le cose, nel Suo amore per noi, ha posto le
erbe nei campi per la nostra guarigione.”
Edward Bach, I dodici guaritori e altri rimedi, 1941

flower


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il wayang kulit


Il teatro d’ombre, il wayang kulit, è alle sue origini una rappresentazione sciamanica in cui vengono evocati gli antenati, sotto forma di ombra, per comunicare con i loro discendenti. Dalle nove di sera alle tre di notte il dalang, il manovratore delle figurine di cuio, narra e canta ininterrottamente gli episodi della grande epica indù, il Ramayana, la mistica storia del principe Rama nella foresta, o il Mahabharata, la lunga guerra fratricida fra i discendenti di Bharata, i cinque fratelli Pandawa e i cento Korawa.
Il dalang, che in gioventù è stato consacrato sacerdote nel tempio con parole magiche scritte col miele sulla lingua, è il saggio per eccellenza, il sapiente, colui che narra al popolo, e soprattutto ai bambini, la storia degli Dei e degli Antenati, e i conflitti eterni della vita umana; la lotta fra il bene e il male, la luce e le tenebre, la vita e la morte.
La scena del Wayang Kulit è un microcosmo simbolico, un intero mondo spirituale: lo schermo bianco è il cielo, la lampada che lo illumina il sole, il tronco di banana su cui il dalang fissa le figurine di cuoio è la terra. E le ombre evanescenti proiettate sono gli uomini, manovrati dal Dio, il dalang, che dirige l’orchestra dandogli il ritmo con il piede, dà vita da solo a tutti i personaggi, eroi e demoni; li muove, dà loro la voce. Canta a memoria la storia in Kavi, l’antico linguaggio di Java, con quarantasette ritmi diversi ed impersona anche i clowns, i buffoni, che improvvisano la traduzione degli avvenimenti in balese. E dopo oltre cinque ore di spettacolo, nel cuore della notte, canta l’insegnamento fondamentale:
non ci può essere bene senza male, non ci può essere male senza bene;
la vita e la morte sono un conflitto senza fine, senza vincitori o vinti, ma bisogna comunque tendere al bene 



in caso di… prontuario di rimedi e terapie naturali



IN CASO DI …
prontuario di rimedi e terapie naturali
Erus SangiorgiMarcella Brizzi

ed. Centro Studi Ting Spazzavento